Caro Babbo Matteo come stai?
Perdona il ritardo, quest’anno sono arrivato un po’ lungo… ma tanto non credo di meritare i tuoi regali. Sono stato cattivo, lo ammetto.
Ho scelto di andare contro corrente, raccontando le cose all’opposto di come lo fai tu.
Tantissimi, in giro e sui social, mi dicono che hai ragione e che dovrei pensarla esattamente come te. Perché tu “dici quello che pensano tutti e che non hanno il coraggio di dire”.
Ci ho riflettuto tanto, lo sai?
Tutte le sere, prima di andare a dormire, mi sono messo in discussione.
Se fossero le mie idee ad essere sbagliate? Se nel profondo le pensassi anche io le cose che racconti? Se semplicemente non avessi il coraggio di dirle perché fino ad oggi erano considerate sgradevoli? Magari sono davvero un buonista radical chic…
Mi hai messo in crisi Babbo Matteo. Non avevo mai visto il mondo da questa prospettiva e, devo ammetterlo, mi ci sono sentito bene. Che male c’è nel pensare prima a se stessi? A voler essere padroni a casa propria?
Ci si sente forti in sella alla tua slitta, lo ammetto. Accettati, sicuri.
Mi hai aperto gli occhi sulle cause di tutto lo schifo che c’è intorno. Il degrado della mia città, i furti, gli stupri, l’inefficienza dei trasporti. Le tasse che si divorano metà del mio stipendio. Lo stato pietoso degli ospedali del quartiere, il prezzo della benzina, la prepotenza.
Oggi, finalmente, so di chi è la colpa. So che la diversità è un pericolo e va allontanata a calci in culo. Che gli altri è meglio lasciarli fuori piuttosto che portarli dentro casa e, un giorno, pentirsene.
Con te, ho imparato che è la paura, non l’amore, il motore più potente della vita. Ci unisce, tenendoci distanti. Ci dona forza, sicurezza. Uniti e compatti contro qualcosa. Finalmente senza timori, senza titubanze.
E’ la paura, la benzina della tua slitta, caro Babbo Matteo.
E allora grazie.
Grazie perché mi hai ricordato che è molto facile in questo periodo perdere di vista ciò che siamo. I nostri valori, le bussole della nostra natura.
Siamo umani, prima di tutto. E abbiamo paura. Degli altri, di tutto ciò che non conosciamo, che non è esattamente come noi.
Ma è il modo in cui la combattiamo a dirci davvero chi siamo. E’ la capacità di tenere a freno la nostra oscurità, la diffidenza, l’egoismo a renderci umani.
Sono stato educato all’amore, non alla paura. All’accoglienza, non alla diffidenza. Alla diversità, non all’ omologazione. Alle mani tese, ai porti aperti, alla bellezza. All’affetto senza pretese. Agli abbracci, al dialogo, al confronto. Alle regole, alle sfumature. Di pelle e di vita. Al Natale.
Per tutto questo, non credo di meritare i tuoi regali. Me ne hai già fatto uno. Il migliore che potessi fare: ravvivare in me, in noi, il fuoco delle nostre idee. Delle nostra umanità. Del Natale.
Per questo, soltanto questo, non posso fare altro che dirti grazie.
Buon Natale anche a te Babbo Matteo! Anzi, bacioni…